Problemi crescenti con gli aggiornamenti di Windows 10: un ex sviluppatore Microsoft dice la sua in merito ai test che vengono svolti prima della distribuzione delle nuove patch ufficiali. Per Jerry Berg sarebbe meglio un ritorno al passato.
Poco più di un anno fa la nota giornalista Susan Bradley inviò ai vertici Microsoft una lettera aperta con cui richiamava l’attenzione sulla qualità degli aggiornamenti destinati ai sistemi Windows 10: Aggiornamenti Windows 10: gli utenti sono scontenti. Lettera aperta a Microsoft. Dopo l’invio della missiva, molti altri incidenti si verificarono tanto che l’azienda di Redmond fu ad esempio costretta a ritirare la prima versione dell’aggiornamento di ottobre 2018 per Windows 10 e i tecnici dovettero riconoscere l’esistenza di altre problematiche, anche nella più recente release 1903 (Aggiornamento di maggio 2019). Tanto che in questa dashboard Microsoft indica i problemi persistenti, quelli “mitigati” e quelli risolti.
Qualche problema è stato segnalato anche con gli aggiornamenti qualitativi distribuiti a cadenza mensile.
L’ex dipendente Microsoft Jerry Berg, 15 anni nella fila dell’azienda di Redmond, ha voluto spiegare perché, a suo avviso, gli aggiornamenti via a via distribuiti introducono nuovi bug e non sembrano così ineccepibili.In un lungo video Berg dapprima si presenta mostrando i riconoscimenti ottenuti nel corso degli anni da parte dei responsabili Microsoft per il suo lavoro di individuazione e risoluzione di bug all’interno dell’azienda. Berg ha fattivamente contribuito al lancio di Windows XP, Windows Server 2003, Windows Vista, Windows 7, Windows 8 e Windows 8.1
Adesso l’ex tecnico Microsoft – precedentemente Senior Software Developer – “pungola” l’azienda guidata da Satya Nadella e sostiene che negli ultimi anni è stato commesso un errore: ritenere che la telemetria fosse la medicina per tutti i mali.
Berg spiega che fino a qualche anno fa esisteva un Windows Test Team in seno a Microsoft che si occupava di effettuare verifiche sul funzionamento delle singole patch usando configurazioni hardware reali, fisiche.
Con il passare del tempo, soprattutto con l’avvento di Windows 10, Microsoft ha messo da parte il Windows Test Team preferendo svolgere i test in modalità principalmente virtualizzata, un approccio che secondo Berg non può consentire di far emergere tutti i potenziali problemi. Non solo. Secondo il tecnico le attività di verifica sarebbero state spostate troppo sugli iscritti al programma Windows Insider, ovvero sugli utenti che hanno scelto di installare una versione non definitiva del sistema operativo potenzialmente più soggetta a bug e instabilità.
La telemetria, poi, sia che si parli di installazioni Windows Insider che di copie usate dai normali utenti, non permetterebbe ai tecnici di oggi di comprendere la natura di ciascuna problematica lasciando pericolose zone d’ombra. Berg sostiene che quando qualcosa non funziona in Windows 10, Microsoft viene automaticamente informata del problema ma che i dati non sono sempre sufficienti per capire la natura dell’incidente e sviluppare eventualmente una patch. Anche perché nella maggior parte dei casi, gli utenti non fornirebbero un feedback puntuale. Ed è proprio per questi motivi che i feature update verrebbero rilasciati “a ondate” proponendoli attraverso Windows Update solo per quegli utenti che certamente non riscontreranno difficoltà durante o dopo l’aggiornamento.
Berg si augura che Microsoft possa vedere il suo video e commentare in maniera costruttiva le sue asserzioni. Nonostante Michael Fortin, Corporate Vice President della divisione Windows, abbia più volte fatto riferimento alla qualità degli aggiornamenti Microsoft con un trend in termini di numero assoluto di incidenti che sarebbe in netto miglioramento, Berg auspica che a Redmond si voglia affiancare la ricetta utilizzata in passato che il tecnico considera ancora oggi efficace.